Sapaio, da Bolgheri alla Luna

Magazine

Sapaio, da Bolgheri alla Luna

27 Maggio 2020

Venticinque ettari a Bolgheri e nove fuori dai confini Doc. Il mare, la collina e anche la Luna. L’argilla e la sabbia. Una filosofia che non ha paura di usare la tecnologia, definendosi ECO e al contempo ZEN.


Sapaio è questo, e anche di più. Il tutto, “armonizzato” nella figura di Massimo Piccin, arrivato da Vittorio Veneto nel 1999 con l’idea di “costruire” un’azienda vitivinicola a Bolgheri, luogo di «luce bellissima»: lui che di mestiere era costruttore.

Lo abbiamo intervistato per capire cos’è Sapaio, perché ha scelto il vino come professione e come la natura educa l’uomo. E viceversa. 

Massimo Piccin, lei era ingegnere prima che viticoltore, perché ha scelto il vino?

Mio padre aveva un’azienda di costruzioni. Ho lavorato con lui per parecchi anni, ma non era il mio mondo. Non saprei dire quando e come, ma ho sempre avuto la passione per il vino, fin dall’adolescenza. Poi le circostanze mi hanno dato la possibilità di investire in questa attività. Il vino esercitava in me un fascino ingenuo e genuino al contempo: era un mondo antitetico rispetto al mercato, che prometteva un’immersione totale nella natura, senza sovrastrutture.

È stato così?

In realtà, anche un’azienda vitivinicola deve guardare al mercato per stare in piedi. Ma cambia completamente il rapporto con l’ambiente circostante.

In che modo?

La natura è un essere vivente, come noi ha delle “idee” sul mondo e il suo modo di fare le cose. La viticoltura appartiene è un pensiero del tutto umano: le due visioni spesso, sono molto diverse ed è necessario trovare punti di equilibrio.

Dunque la viticoltura è un “scontro” tra filosofie?

Un incontro, direi. Come l’agricoltura e l’allevamento rientra nella dimensione della relazione: un costante lavoro di educazione reciproca, che comprende l’uso della tecnica e il rispetto dell’altro.Il vino è tecnica?

Il vino usa la tecnologia come supporto alla relazione con la natura. A Sapaio, ci vantiamo di essere “tecnologici”, ovvero di utilizzare le migliori tecnologie per raggiungere i risultati enologici che ci interessano. Ma non sminuiamo mai la complessità della relazione con il territorio e il paesaggio, utilizzando la tecnologia per creare “costruzioni agronomiche” sostenibili e armoniche.

Costruzioni agronomiche armoniche?

Sì, perché noi “costruiamo” un vigneto scegliendo posizione, suoli, cloni. “Costruiamo” il vino attraverso le scelte di vinificazione, le botti, l’affinamento. Alla base di ciò che facciamo, però, non adottiamo l’idea che l’uomo prevale sulla natura, né che possa prevaricarla, ma sempre si accorda armonicamente all’interno di un progetto condiviso, come nella musica orchestrale. Questa è la mia idea di ZEN. Non è un gioco di forze, ma un rapporto di contaminazione reciproca, di “educazione” come ho detto

Quando decise di dedicarsi al vino, perché scelse Bolgheri?

Diciamo che ero aperto a tutto, non avevo in mente una zona in particolare. Così come per il vino, Bolgheri fu una scelta emotiva: la prima volta che mi giunsi in questi luoghi fui colpito dal paesaggio, una bellezza educata, protetta, inondata da una luce dolce e rassicurante, bellissima.

Perché consiglierebbe a un enoturista di recarsi a Bolgheri?

Oggi a Bolgheri ci sono più di 50 cantine in un territorio relativamente piccolo. Molte di esse sono realtà artigianali, di altissima qualità: un appassionato può davvero sbizzarrirsi e l’accoglienza è sempre molto familiare, calorosa. Ma a Bolgheri si viene anche per le colline, il mare a due passi, le meravigliose passeggiate e la grande ristorazione, che unisce la tradizione toscana all’innovazione, la cucina dell’entroterra al pesce.

Bolgheri è terra di mare e colline, come influisce questo sul vino?

L’influsso del mare è una delle caratteristiche più importanti dei vini prodotti a Bolgheri, che si distinguono per la loro sapidità, più che per la mineralità. I Bolgheri di Sapaio sono blend che esaltano il perfetto equilibrio tra due territori distinti: quello della costa, con terreni sciolti sabbiosi; e quello delle colline, che salgono fino a trecento metri e presentano suoli più strutturati, che donano ai vini un corpo più complesso e importante. 

C’è un terzo “territorio” dei vini Sapaio, ed è la Luna!

(Ridendo) … è vero! La luna è stata protagonista dei nostri canali social durante il 2019, cinquantesimo anniversario della missione Apollo 11. Abbiamo voluto ricordarlo producendo contenuti visivi “futuristici” che portassero i nostri vini nello spazio. In fondo, se è vero che il vino ci permette di immaginare mondi, noi lo abbiamo immaginato in “altri mondi”, addirittura avanti nel tempo.

Siete futuristici anche nell'accoglienza?

In realtà, piuttosto tradizionali. Ci piace accogliere i visitatori in un ambiente caldo e familiare. Siamo un’azienda artigianale, di piccole dimensioni e vogliamo che il visitatore si senta partecipe di quello che facciamo, del nostro modo di essere e di lavorare. Gli scatti "lunari" di Sapaio pubblicati sul loro profilo Instagram


Highlights

Scoprite i nostri Wine Tour esclusivi dedicati alla Toscana del vino!

Read More