Travaglini, 100% Gattinara

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Travaglini, 100% Gattinara

25 Maggio 2020

Con quasi 60 ettari di vigneti nella zona del Gattinara, Travaglini rappresenta la più importante azienda vitivinicola della denominazione.


Per sporgersi con più coraggio sul futuro bisogna avere i piedi ben saldi nel proprio passato. 

Come fece Giancarlo Travaglini che, alla fine degli anni ’50, decise di investire la sua vita, la sua passione e tutta la sua caparbietà nel riportare il Gattinara agli antichi splendori, valorizzando la fatica e l’amore per il territorio del nonno Clemente e del papà Arturo. Si racconta che Giancarlo fece una scommessa con il destino: in un’area del Piemonte dove i vigneti erano progettati a maggiorino (ovvero a pergola) per produrre grandi quantità di raccolto, fu il primo a portare guyot, praticando la selezione delle gemme e il diradamento. Lo chiamarono folle: il vino era un alimento quotidiano, la qualità un aspetto secondario. Giancarlo si disse pronto a ritrattare solo e soltanto se la Storia lo avesse contraddetto. E la Storia non lo fece.

Oggi la famiglia Travaglini, giunta alla quinta generazione, possiede la stessa passione di Giancarlo, la stessa scorza e la stessa visione. In un periodo non certo facile per la vitivinicoltura, Cinzia Travaglini, il marito Massimo Collauto e le figlie Alessia e Carolina continuano a investire sul territorio, progettando un’espansione dei propri vigneti che li porterà a quasi 60 ettari di proprietà, tutti all’interno della denominazione Gattinara.

Per conoscere più a fondo Travaglini e il suo incredibile patrimonio vitivinicolo abbiamo intervistato Cinzia Travaglini, la titolare, e sua figlia Alessia, da poco entrata in azienda per occuparsi di marketing e comunicazione.

Cinzia e Alessia Travaglini: i vostri vigneti rappresentano più della metà di tutta la superficie vitata della denominazione Gattinara, una bella responsabilità.

È vero. Travaglini oggi è l’azienda vitivinicola con più ettari vitati all’interno della denominazione. Una responsabilità che abbiamo accolto con orgoglio, senza mai smettere di credere e investire nel nostro straordinario territorio. Tutti i nostri vigneti sono coltivati a nebbiolo, vitigno principe del Piemonte, che vinifichiamo nelle tipologie tradizionali del Gattinara Docg, del Nebbiolo Coste della Sesia Doc; e in due più versioni “innovative”: il Metodo Classico Nebolé, ottenuto raccogliendo solo le punte dei grappoli, e il Sogno, così chiamato perché sognato da mio padre Giancarlo, un nebbiolo vinificato dopo un appassimento delle uve su graticci per 100 giorni. Siamo stati una delle prime aziende vitivinicole della zona a credere che i vigneti di Gattinara potessero produrre qualità più che quantità, scegliendo vinificazioni rigorose, che valorizzassero la pulizia dei vini e le peculiarità che la “Spanna”, come viene chiamato il nebbiolo in Alto Piemonte, riesce ad estrarre dal nostro terroir. 

In che cosa differisce il terroir di Gattinara rispetto a quello delle Langhe o del Roero?

Se nel Piemonte meridionale prevalgono terreni marnosi e sabbiosi, originati da antichi fondali marini, le colline di Gattinara sono dirette discendenti di vulcani ormai spenti. Si tratta di suoli assai variegati, che presero forma dalle colate laviche, quindi eterogenei nel colore e nella composizione. Eseguendo lo scasso del nostro vigneto dei Ronchi, ad esempio, abbiamo rinvenuto porfido violaceo, roccia granitica marrone scuro e basalto dal tipico colore nero. Questa ricchezza minerale, unita a un microclima asciutto e assai ventilato, grazie alle brezze provenienti dal massiccio del Monte Rosa, dona ai Nebbiolo di Gattinara un’incredibile finezza, un’eleganza classica e leggiadra, nonché una spiccata freschezza. Basti pensare che il nostro Gattinara Docg “classico” può essere abbinato perfettamente a piatti di carne delicata e persino al pesce bianco.

Perché un enoturista dovrebbe visitare l’Alto Piemonte?

La ricchezza enologica dell’Alto Piemonte si riflette in quella paesaggistica. Nel giro di pochi chilometri abbiamo le colline vulcaniche di Gattinara, Boca e Bramaterra, quelle fluvio-glaciali di Ghemme e i terreni sabbiosi di Lessona: ogni zona produce il suo vino, sempre a partire da uve nebbiolo, eppure assai diverso. Ma l’Alto Piemonte è interessante anche per la posizione strategica: a nord la Valsesia e gli impianti sciistici del Monte Rosa; a sudest le risaie del Vercellese e la città di Milano; a ovest Biella, i monti di Oropa, Ivrea e Torino. E a soli 20 minuti, si possono raggiungere i laghi più incantevoli del nord Italia: il Lago d’Orta e il Lago Maggiore.

Come accogliete i visitatori in cantina?

Da oltre 10 anni ci siamo strutturati per le visite in azienda che conduciamo personalmente. Offriamo diverse possibilità di visita, in base alle richieste: tour guidati delle cantine, degustazioni e anche verticali dei nostri vini. Prestiamo molta attenzione al rapporto personale: ciò che davvero conta, per noi, è di far capire che dietro ogni bottiglia c’è una storia e dietro ogni storia ci sono i sogni, le speranze, la fatica e le scommesse che determinate persone hanno fatto sul proprio territorio e sul proprio futuro. 

E in questo momento di distanziamento sociale?

Ora più che mai stiamo valorizzando l’aspetto conviviale del vino che, per fortuna, non verrà mai meno: partecipiamo a degustazioni online, webinar in videoconferenza e, in un prossimo futuro, potenzieremo la comunicazione telematica e i social network, magari anche attraverso tour virtuali dei nostri vigneti. Tutto questo però, senza venir meno alla relazione diretta: chi beve i nostri vini entra in contatto con la nostra storia. Allora il vino diventa uno strumento di narrazione, di vicinanza e di condivisione, non importa quanti chilometri ci separano. 




Highlights

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