110 anni nel vino: Casale del Giglio e la dinastia Santarelli

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110 anni nel vino: Casale del Giglio e la dinastia Santarelli

01 Maggio 2024

Una storia intrisa di tradizioni, personalità carismatiche e innovazioni quella della Famiglia Santarelli, che il 5 marzo 2024 festeggia i 110 anni della fondazione della “Ditta Berardino Santarelli & Figli”, scegliendo così di celebrare chi per primo ha iniziato un’avventura nel territorio laziale nel 1914.


Le origini

La Ditta viene costituita da Emidio, Isidoro ed Antonio Santarelli e porta il nome del fondatore Berardino, mercante di vino che lascia la nativa Capricchia, frazione di Amatrice, per raggiungere la città di Roma. Nello stesso periodo, i “Vini & Olii” vengono ceduti per concentrare l’attività sulla produzione, ad eccezione di quello di Piazza Capranica, che è stato ristrutturato nel rispetto dello storico Vini & Olii dell’epoca e ridenominato “Bistrot Collegio – Cucina, Vini & Liquori”.

Dino Santarelli, figlio di Emidio, nel 1955 fonda a Roma la “Santarelli S.p.A.”, dedicandosi all’imbottigliamento dei vini tipici del Lazio, esportati anche all’estero, in particolare in Canada.

Nel 1967, affascinato dall’Agro Pontino, crea Casale del Giglio a Le Ferriere, in provincia di Latina, non lontano dall’antica città di Satricum, dando così vita ad una delle dinastie del vino più note del Lazio.

L’evoluzione

Anno dopo anno, la Famiglia Santarelli ha investito tempo e risorse allo scopo di creare una realtà nuova, un’inedita sfida nel settore vitivinicolo, dando valore a una terra cinta dai Monti Lepini e, al contempo, aperta verso il mare. Un poderoso progetto di ricerca, iniziato nel 1985, ha condotto l’Azienda a produrre vini di rilevante qualità, negli anni sempre più considerati e apprezzati.

Negli anni Novanta, Antonio Santarelli, seguendo l’intuito paterno, ha portato avanti accurate sperimentazioni su quasi 60 varietà di vitigni diversi, con la preziosa collaborazione dell’enologo di origine trentina Paolo Tiefenthaler.

Significative sono state le collaborazioni di Attilio Scienza, Professore dell’Istituto di Coltivazioni Arboree dell'Università di Milano, del Prof. Angelo Costacurta dell’Istituto Sperimentale per la Viticoltura di Conegliano (Treviso), del Prof. Fulvio Mattivi della Fondazione Edmund Mach – Centro Ricerca ed Innovazione dell’Istituto Agrario Provinciale San Michele all'Adige (Trento), nonché del Prof. Francesco Spagnolli, Preside di quest’ultimo. L’Agro Pontino è così divenuto, nel tempo, una realtà a cavallo tra una piccola Bordeaux e una Napa Valley italiana.

I primi risultati rilevanti sono stati riscontrati sulle uve rosse Syrah e Petit Verdot, e le bianche come Sauvignon, Chardonnay e, in seguito, Viognier e Petit Manseng. Un’attenzione particolare è stata anche posta alla valorizzazione di vitigni autoctoni, un tempo desueti, come la Biancolella di Ponza, il Bellone di Anzio, il Cesanese di Olevano Romano e il Pecorino di Accumoli.


Il presente

Ad oggi, sono 180 gli ettari di vigneto riconvertiti e numerose le nuove varietà introdotte, tutte caratterizzate dall’alto grado di interazione qualitativa “Vitigno-Territorio”.

Casale del Giglio offre una gamma di venticinque etichette – dieci bianchi, un rosato, nove rossi, un passito, tre grappe e un olio extra vergine. Il principio sempre perseguito dall’Azienda è quello di una rigorosa ricerca della qualità, mantenendo un adeguato equilibrio tra qualità e prezzo.

Antonio Santarelli, accanto all’impegno aziendale, da anni asseconda la sua grande passione: quella per l’archeologia. Da tempo, infatti, porta avanti il “Progetto archeologico di Satricum”, in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio, con i Comuni di Aprilia, Latina e Nettuno e con l’Università di Amsterdam sotto la direzione della Prof.ssa Marijke Gnade.

Gli scavi, condotti da una squadra di talentuosi archeologi, hanno portato all’individuazione della Via Sacra, che conduceva al Tempio della dea Mater Matuta, e al ritrovamento di un calice in ceramica usato per il vino risalente al V secolo a.C., facendo luce su una cultura enoica sicuramente legata a queste terre fin dai tempi più antichi.

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