14 Febbraio 2024
Un protagonista assoluto per la denominazione Nizza, visionario ambasciatore della cultura enologica italiana, volto della rivoluzione territoriale di vini identitari come Barolo, Moscato e Barbera d’Asti, Michele Chiarlo è stato soprattutto portatore di un’umanità profonda e coraggiosa, che ha lasciato il segno in tutti coloro che hanno condiviso con lui un tratto di strada.
Nato il 25 maggio 1935, Michele ha dedicato la sua vita alla creazione di vini di qualità e alla valorizzazione del territorio. Figlio di viticoltori, dopo le scuole medie, riuscì a farsi iscrivere alla scuola enologica di Alba “a patto di essere sempre promosso”. Suoi compagni di studi furono, come lui, i futuri protagonisti dell’enologia italiana: Pietro Ratti, Ezio Rivella, Franco Ziliani, Giuliano Noè e Giacomo Tachis.
Nel 1956, a soli 23 anni, decise di iniziare la sua carriera di imprenditore vitivinicolo, avviando con la sorella un’attività di imbottigliamento e contemporaneamente iniziando a occuparsi della cascina e dei vigneti di famiglia.
Convinto sostenitore della tradizione vinicola piemontese, l’aspirazione all’eccellenza lo portò ad una minuziosa opera di selezione e acquisizione dei più vocati appezzamenti di Langhe, Monferrato e Gavi. Non solo un percorso di crescita imprenditoriale, ma anche una forte volontà di rivalutare il territorio, a partire dall’acquisizione nel 1988 della borgata Cerequio a La Morra, la conseguente ristrutturazione e l’apertura del resort PalásCerequio.
Nel 1989 acquisì un ettaro sulla collina di Cannubi, difficilissimi vista la pendenza che sfiorava il 50%, realizzando il primo vigneto a ciglioni inerbiti delle Langhe, per contribuire a combattere l’erosione e il dissesto idrogeologico.
Motore trainante per il territorio Astigiano, Michele Chiarlo ha sempre creduto nel potere della condivisione e del fare squadra per raggiungere un obiettivo maggiore e comune, intravedendo da subito le potenzialità di questa zona e impegnandosi a fondo per dare prestigio al vitigno Barbera.
Fautore e primo presidente dell’Associazione dei Produttori del Nizza docg, a partire dalla metà degli anni ’60 è tra i primi produttori piemontesi a credere nel successo del vino italiano all’estero, battendo instancabilmente i mercati del Nord Europa e quelli americani, guadagnando la fiducia degli importatori e dei consumatori in tutto il mondo.
Nella sua carriera di imprenditore, durante gli anni ’80 ha ricoperto anche il ruolo di Presidente del Consorzio della Barbera d’Asti e Vini del Monferrato, oltre ad essere stato tra i fondatori storici del Consorzio Grandi Vini - prima associazione sovraregionale di produttori vitivinicoli nata per favorire l’esportazione dei vini italiani di qualità - e dell’Istituto Grandi Marchi, per la promozione della cultura e la tradizione del vino italiano all’estero.
Al 1995 risale l’acquisto di Tenuta La Court, a Castelnuovo Calcea, un corpo unico di oltre 20 ettari, disposti su due colline.
Per Michele Chiarlo il vino non è mai stato soltanto “vino”, piuttosto la somma di elementi che sono alla base di una comunità: la storia, la cultura, l’arte, le tradizioni, la convivialità e, soprattutto, il territorio, la vera origine di ogni etichetta.
Una visione coraggiosa e lungimirante, che ha reso Michele, così come i suoi vini e l’intera idea aziendale, un’icona territoriale al contempo classica e rivoluzionaria.