Travaglini Vertical tasting: l’anima romantica (e longeva) del Gattinara

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Travaglini Vertical tasting: l’anima romantica (e longeva) del Gattinara

31 Luglio 2023

Travaglini è la storia di una grande passione. Un sogno che, da oltre un secolo, passa di mano in mano tra le diverse generazioni raccontando la dedizione e l’amore per la terra di Gattinara.


Travaglini, in un certo senso, è Gattinara. È l’azienda vitivinicola con più ettari vitati della zona, una delle più storiche in assoluto. Fondata da Clemente Travaglini negli anni ‘20 del Novecento, oggi è guidata da Cinza Travaglini, dal marito il marito Massimo Collauto e dalle figlie Alessia e Carolina.

Una storia di qualità che ha sempre voluto lasciare un’impronta riconoscibile, anche attraverso la creazione di una bottiglia iconica, oggi simbolo stesso della denominazione. È la celebre bottiglia “storta” disegnata da Giancarlo Travaglini nel 1958, oggetto dalle forme sinuose ed elegantissime in cui design e funzionalità trovano il loro perfetto connubio.

Per raccontare questa incredibile storia di famiglia e il legame profondo che la lega a Gattinara, a marzo di quest’anno Travaglini ha organizzato una Vertical Tasting che ha dell’eccezionale. Un evento unico e indimenticabile che ha letteralmente aperto gli archivi della cantina. Una verticale di proporzioni quasi mitologiche, capace di offrire ai partecipanti un approfondimento sul Gattinara Docg senza paragoni. Basti dire che, a partire dalle ultime grandi annate, i partecipanti hanno potuto “risalire” fino al 1967, vendemmia di cui è stata stappata una bottiglia imperiale da 3 litri giudicata «un vero capolavoro, un orizzonte da guardare, come un cielo, che dà senso compiuto al luogo in cui siamo: Gattinara, Alto Piemonte».


Per capire cosa è successo e quali sono state le emozioni di questa imperdibile verticale, abbiamo intervistato Alessia Travaglini, quinta generazione della famiglia.

Alessia, che cosa è accaduto il 30 marzo 2023 nella vostra cantina?

A pochi giorni dal Vinitaly, quando l’attenzione sul vino in Italia è massima e giungono giornalisti e operatori del settore da tutto il mondo, abbiamo pensato di organizzare un evento speciale qui in cantina, un vero e proprio “salto indietro nel tempo” per conoscere l’anima profonda del Gattinara nella sua evoluzione storica.

Che cosa avete organizzato?

Una degustazione verticale che difficilmente ha paragoni. Abbiamo cominciato a selezionare le bottiglie sin da novembre dell’anno scorso, preparando tutto nei dettagli. Laddove possibile, abbiamo scelto solo grandi formati (magnum e 3 litri) che hanno ripercorso la storia della nostra cantina. Dal magnum di Gattinara del 2015 siamo giunti alla Riserva del 1967, passando per i Gattinara Tre Vigne (2014, 2005 e 2000) e i Gattinara Riserva dal 2010 al 1996. Infine, i Gattinara vendemmia 1974 e 1968, bottiglie praticamente introvabili, che possediamo in quantità limitatissime solo nella sotra cantina. C’è stato anche il tempo di gustare due speciali annate de Il Sogno (vino da uve nebbiolo stramature), l’etichetta che mio nonno Giancarlo progettò ma non ebbe purtroppo il tempo di vedere realizzata.

Perché avete deciso di organizzare questa verticale?

Era il momento giusto. Dopo due anni di pandemia e il lento ritorno alla normalità, abbiamo sentito l’esigenza di tornare agli incontri di persona. Durante il Covid, inoltre, non abbiamo mai smesso di lavorare a nuovi progetti: dai nuovi impianti a Gattinara alla ristrutturazione della cantina. Volevamo che questa degustazione segnasse un nuovo inizio e fosse la giusta occasione per presentare le innovazioni che Travaglini ha portato avanti negli ultimi tre anni.


Che emozioni ha regalato questa degustazione?

 Moltissime. In primo luogo, ha svelato la longevità assoluta del Gattinara: basti pensare che le bottiglie di oltre 60 anni si sono rivelate in ottime condizioni, addirittura più dinamiche e fresche di alcune annate recenti. Ogni vintage selezionato, poi, aveva una storia da raccontare. Il 2014, ad esempio (annata in cui abbiamo dovuto scartare il 20% della produzione a causa dell’eccessiva piovosità) lo abbiamo proposto perché è considerato tutt’ora divisivo: tra feroci detrattori ed entusiasti. Il 1997 è la vendemmia della mia nascita, mentre il 1999 quello di mia sorella Carolina. Il 1967 è la leva di nostra mamma Cinzia. Anche l’assaggio de Il Sogno 2004 (il nostro vino da uve nebbiolo stramature) è simbolica: rappresenta la prima vendemmia di questa etichetta e – allo stesso tempo – l’anno di dipartita di nostro nonno Giancarlo, che quel vino lo aveva a lungo progettato e “sognato”.


Dopo tanti e tali assaggi, che ritratto esce del Gattinara?

Quello di un vino regale, capace come pochi altri di invecchiare elegantemente nel tempo. Da questa verticale è emerso prepotentemente il territorio, unico nel suo genere perché di antica origine vulcanica. La complessità dei suoli (ricchi di rocce e minerali) e l’alta acidità dei terreni (tra i 4 e i 5 ph) si manifestano anche a distanza di decenni inserendosi nell’evoluzione del Gattinara con una vena di mineralità e freschezza che contribuisce a rendere il vino vivo, dinamico, ricchissimo di sfumature. Lo abbiamo visto servendo le vecchie annate. Le abbiamo decantate per circa 45 minuti e servite nel bicchiere poco prima che raggiungessero il loro picco degustativo. Ci siamo innamorati di come quei vini si aprissero nel bicchiere, continuassero a mutare di minuto in minuto, regalando sempre nuove emozioni. Il Gattinara può essere definito «romantico». È un vino che si concede poco a poco, svelando di volta in volta tutte le sfaccettature della sua straordinaria “bellezza”.

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